Adozione internazionale: il requisito del coniugio è incostituzionale?

Lo ha affermato la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 252, pubblicata il 23 dicembre 2021.

La disciplina censurata. La pronuncia in commento trae origine dalla questione di legittimità costituzionale dell’art. 29-bis, comma 1, l. n. 184/1983 (Diritto del minore ad una famiglia), nella parte in cui non prevede che anche la persona non coniugata e residente in Italia possa presentare dichiarazione di disponibilità ad adottare un minore straniero e chiedere di essere dichiarata idonea all’adozione legittimante.

Ad avviso del giudice a quo, la disposizione censurata violerebbe l’art. 117, comma 1, Cost., in relazione all’art. 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), poiché – non fornendo un quadro normativo chiaro in ordine ai diritti riservati alla persona non coniugata e residente in Italia – non consentirebbe alla stessa di orientare le proprie scelte in funzione di effetti giuridici prevedibili, determinando così un’interferenza indebita nella sua vita privata.

Carente illustrazione delle ragioni di incostituzionalità: questione inammissibile. Il rimettente appunta le proprie censure sulla norma che non consente alle persone non coniugate di accedere all’adozione piena. Il fondamento normativo di questa preclusione è individuato negli artt. 6 e 29-bis, comma 1, l. n. 184/1983, che prevedono il requisito del coniugio ai fini dell’idoneità all’adozione piena.

La questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice a quo, tuttavia, è inammissibile per la carente illustrazione delle ragioni di contrasto tra la disposizione censurata e il parametro interposto sovranazionale.

E, infatti, per costante giurisprudenza costituzionale, è inammissibile la questione di legittimità costituzionale posta senza un’adeguata ed autonoma illustrazione, da parte del giudice rimettente, delle ragioni per le quali la normativa censurata integrerebbe una violazione del parametro evocato. Non è sufficiente, quindi, l’indicazione delle norme da raffrontare, per valutare la compatibilità dell’una rispetto al contenuto precettivo dell’altra, ma è necessario motivare il giudizio negativo in tal senso e, se del caso, illustrare i passaggi interpretativi operati al fine di enucleare i rispettivi contenuti di normazione (cfr., ex multisCorte Cost., n. 120/2015n. 236/2011 e n. 26/2012).

Incostituzionalità del requisito del coniugio: la mancanza di chiarezza e omogeneità non è neppure spiegata. Con riguardo al requisito del coniugio ai fini dell’idoneità all’adozione internazionale, l’ordinanza di rimessione non illustra le ragioni della dedotta antinomia tra la disposizione censurata e i principi presidiati dalla garanzia dell’art. 8 CEDU, né articola critiche mirate, che avvalorino la prospettata violazione. Il giudice a quo, infatti, si è limitato a svolgere alcune considerazioni sulla nuova disciplina della filiazione scaturita dalla riformulazione dell’art. 74 c.c., come modificato dall’art. 1, comma 1, l. n. 219/2012 (Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali), e sull’evoluzione dei casi di adozione monoparentale già previsti dall’ordinamento, per desumerne – senza motivarlo – un difetto di chiarezza e frammentarietà del quadro normativo. Tali censure, tuttavia, non sono sorrette da alcuna considerazione comparativa degli istituti e delle discipline rispetto ai quali esse si manifesterebbero, né è fornita alcuna spiegazione in ordine al modo in cui la lamentata mancanza di chiarezza e omogeneità – essa stessa genericamente affermata, ma non corroborata da precipue argomentazioni – si realizzerebbe nello specifico contenuto precettivo dell’art. 29-bis, comma 1, della legge n. 184 del 1983, che viceversa è assunto dallo stesso rimettente nel suo univoco significato, preclusivo dell’adozione piena da parte dei non coniugati.

Violazione del rispetto della vita privata? Affermazione generica. D’altra parte, l’ordinanza di rimessione non ha fornito neppure un’idonea spiegazione circa le modalità in cui l’asserito difetto di chiarezza e la frammentarietà della disciplina delle adozioni si risolverebbero nella violazione del principio del rispetto della vita privata, presidiato dalle garanzie dell’art. 8 CEDU. Infatti, anche in riferimento alla tutela convenzionale richiamata, è omessa qualsiasi motivazione sui presupposti individuati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per qualificare una situazione di incertezza normativa in termini di contrasto con il principio di non ingerenza. Al riguardo, è richiamata una sola sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (sezione seconda, 14 maggio 2013, Gross contro Svizzera), che – oltre ad essere stata superata dalla successiva pronuncia della Grande camera del 30 settembre 2014 – è riferita ad un contesto normativo del tutto differente da quello in esame. In definitiva, il contrasto con il principio convenzionale di cui all’art. 8 CEDU risulta solo genericamente affermato, ma non sufficientemente argomentato.

Le lacune argomentative sopra evidenziate determinano, quindi, l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale della disciplina censurata.

This was stated by the Constitutional Court, with sentence no. 252, published December 23, 2021.

Discipline censored. The comment in question originates from the question of the constitutional legitimacy of art. 29-bis, paragraph 1, l. n. 184/1983 (Right of the minor to a family), in the part in which it does not provide that also the unmarried person residing in Italy can present a declaration of readiness to adopt a foreign minor and ask to be declared suitable for legitimate adoption.

In the opinion of the referring court, the contested provision violates art. 117, paragraph 1, of the Constitution, in relation to art. 8 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (ECHR), since – by failing to provide a clear regulatory framework regarding the rights reserved to the unmarried person residing in Italy – it would not allow them to guide their choices based on foreseeable legal effects, thus causing undue interference in his private life.

Lack of illustration of the reasons for unconstitutionality: an inadmissible question. The referrer notes his complaints on the rule that does not allow unmarried persons to access full adoption. The legal basis of this foreclosure is identified in articles 6 and 29-bis, paragraph 1, l. n. 184/1983, which provide for the requirement of marriage for the purposes of eligibility for full adoption.

The question of constitutional legitimacy raised by the referring court, however, is inadmissible due to the lack of illustration of the reasons for the contrast between the contested provision and the interposed supranational parameter.

And, in fact, due to constant constitutional jurisprudence, the question of constitutional legitimacy posed without an adequate and autonomous illustration, by the referring court, of the reasons why the contested legislation would integrate a violation of the parameter mentioned is inadmissible. Therefore, the indication of the rules to be compared is not sufficient to evaluate the compatibility of one with the prescriptive content of the other, but it is necessary to justify the negative judgment in this sense and, if necessary, to illustrate the interpretative steps made. in order to identify the respective standardization contents (see, ex multis, Corte Cost., n. 120/2015, n. 236/2011 and n. 26/2012).

Unconstitutionality of the marriage requirement: the lack of clarity and homogeneity is not even explained. With regard to the requirement of marriage for the purposes of suitability for international adoption, the referral order does not illustrate the reasons for the alleged antinomy between the contested provision and the principles governed by the guarantee of art. 8 of the ECHR, nor does it articulate targeted criticisms that corroborate the alleged violation. The referring court, in fact, limited himself to carrying out some considerations on the new discipline of filiation resulting from the reformulation of art. 74 of the Italian Civil Code, as amended by art. 1, paragraph 1, l. n. 219/2012 (Provisions regarding the recognition of natural children), and on the evolution of the cases of single-parent adoption already provided for by the legal system, to infer – without motivating it – a lack of clarity and fragmentation of the regulatory framework. These complaints, however, are not supported by any comparative consideration of the institutions and disciplines with respect to which they appear, nor is any explanation given as to the way in which the alleged lack of clarity and homogeneity – itself generically affirmed, but not corroborated by main arguments – it would be realized in the specific prescriptive content of art. 29-bis, paragraph 1, of law no. 184 of 1983, which vice versa is assumed by the referring party itself in its univocal meaning, preclusive of full adoption by the unmarried.

Violation of respect for private life? Generic statement. On the other hand, the referral order did not even provide a suitable explanation as to the ways in which the alleged lack of clarity and the fragmentation of the rules on adoptions would result in the violation of the principle of respect for private life, presided over by guarantees of art. 8 ECHR. In fact, even with reference to the aforementioned conventional protection, any motivation on the conditions identified by the European Court of Human Rights to qualify a situation of regulatory uncertainty in terms of contrast with the principle of non-interference is omitted. In this regard, only one sentence of the European Court of Human Rights is referred to (second section, 14 May 2013, Gross v. Switzerland), which – in addition to being superseded by the subsequent ruling of the Grand Chamber of 30 September 2014 – refers to a completely different regulatory context from the one in question. Ultimately, the contrast with the conventional principle referred to in art. 8 ECHR is only generically stated, but not sufficiently reasoned.

The gaps in the arguments highlighted above therefore determine the inadmissibility of the question of the constitutional legitimacy of the contested discipline.