Medico vs genitori no vax su emotrasfusioni da praticare al figlio minore
È ingiustificato il rifiuto opposto dai genitori a prestare consenso informato a cure mediche proposte per il minore consistenti in intervento chirurgico salvavita comportante trasfusioni ematiche ed emoderivati, sotto la condizione che il sangue trasfuso non provenga da donatori non vaccinati anti Covid 19 e va nominato un curatore speciale autorizzato a prestare consenso informato.
Il caso
L’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna ha adito il giudice tutelare del Tribunale di Modena contro il rifiuto espresso dai genitori di minore di anni due (affetto da atresia polmonare con difetto intraventricolare) a prestare il consenso informato a trattamenti sanitari proposti per il minore da parte dei sanitari del policlinico, cure comprendenti pure trasfusioni ematiche. Ebbene, i genitori hanno condizionato il consenso a diverso “modus operandi”, ovvero, all’effettuazione di trasfusione di sangue proveniente da donatori non vaccinati anti Covid 19, adducendo tanto motivazioni religiose, che di carattere sanitario.
Dal primo punto di vista, si assume che il Magistero della Chiesa cattolica ammetterebbe l’obiezione di coscienza rispetto a sostanze ricavate, come alcune che comporterebbero i vaccini usati in Italia, “da cellule di feti abortiti volontariamente”.
Dal punto da vista sanitario, i genitori hanno rifiutato il consenso sul presupposto che solo trasfusioni provenienti da sangue di persone non vaccinate anti Covid 19, “impedirebbe l’inoculazione nel minore di tessuto ematico contenente farmaco la cui sperimentazione evidenzia un marcato numero di complicanze cardiovascolari”.
Il g.t. ha deciso nel merito il ricorso avanzato dall’Ausl felsinea.
In particolare, evidenziando che, dal punto di vista religioso, l’invocato documento del 21 dicembre 2021 della Congregazione della Dottrina della fede “non parla di obiezione di coscienza”; dal punto di vista sanitario, poi, secondo la scienza, “non c’è nessuna differenza tra il sangue di vaccinati e quello dei non vaccinati”. In ogni caso, l’ordinamento interno e quello europeo si sarebbero evoluti nel senso di prevedere esclusivamente la “donazione periodica e anonima non dedicata o sostituiva”.
In forza di queste considerazioni, il g.t. ha accolto il ricorso, disponendo che “il minore sia sottoposto ad intervento chirurgico di connessione dell’arteria polmonare dx dell’aorta ascendente con eventuali trasfusioni di sangue e di emoderivati a scelta dell’ospedale, con nomina a curatore speciale del minore, abilitata a prestare consenso informato, la direttrice dell’ospedale Sant’Orsola”.
La questione
La questione che solleva la decisione del g.t. geminiano è quella dell’individuazione dei criteri utilizzabili per risolvere il dissenso sulle cure mediche praticabili su minore insorto tra medico e legale rappresentante.
Le soluzioni giuridiche
Il dissenso insorto tra equipe medica e legale rappresentante del minore è stato risolto dal g.t. ai sensi dell’art. 3, comma 5, l. n. 219 del 2017, dettata in tema di consenso informato e d.a.t.
In presenza di difetto di “consenso informato” espresso dai genitori esercenti la responsabilità genitoriale sul minore, a fronte di trattamento ritenuto invece dal medico “appropriato e necessario”, la situazione di impasse viene istituzionalmente superata grazie all’intervento del giudiziario. Condizionare il consenso informato ad un “diverso modus operandi” con riguardo ad effettuazione di emotrasfusione, “equivale a rifiuto” di essa, dato che la manifestazione del consenso in materia medico sanitaria si esprime mediante un atto personalissimo, che non tollera apposizione di elementi accidentali.
Con riguardo al criterio utilizzato per sciogliere il dissenso, il g.t. ha ritenuto che, nel contrasto tra salute o la vita del figlio e libertà di coscienza o di religione dei genitori, “debbano sempre prevalere, nel bilanciamento, le prime”, conformemente al diritto alla vita e sopravvivenza riconosciuto al minore dall’art. 6 della Convenzione di New York.
Parents’ refusal to give informed consent to medical treatment proposed for their minor child consisting of life-saving surgery involving blood transfusions and blood products, under the condition that the transfused blood does not come from non-vaccinated Covid 19 donors, is unjustified and a special curator authorised to give informed consent must be appointed.
The case
The Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna appealed to the tutelary judge of the Court of Modena against the refusal expressed by the parents of a two-year-old child (suffering from pulmonary atresia with intraventricular defect) to give informed consent to health treatments proposed for the child by the medical staff of the hospital, including blood transfusions. However, the parents conditioned their consent to a different ‘modus operandi’, i.e. to the transfusion of blood from donors not vaccinated against Covid 19, citing both religious and health reasons.
From the first point of view, it is assumed that the Magisterium of the Catholic Church admits conscientious objection to substances derived, as some of the vaccines used in Italy are alleged to be, ‘from cells of voluntarily aborted foetuses’.
From the health point of view, the parents refused to give their consent on the assumption that only transfusions from the blood of people who had not been vaccinated against Covid 19, ‘would prevent the inoculation of minors with blood tissue containing a drug whose testing shows a marked number of cardiovascular complications’.
The judge ruled on the merits of the appeal filed by the Local Health Authority of Bologna.
In particular, he pointed out that, from a religious point of view, the invoked document of 21 December 2021 of the Congregation of the Doctrine of the Faith “does not speak of conscientious objection”; from a health point of view, then, according to science, “there is no difference between the blood of vaccinated and unvaccinated people”. In any case, the domestic and European legal system would have evolved to provide only for ‘periodic and anonymous non-dedicated or replacement donation’.
On the basis of these considerations, the judge upheld the appeal, ordering that “the child should undergo surgery to connect the right pulmonary artery of the ascending aorta with possible transfusions of blood and blood products at the choice of the hospital, appointing as special curator of the child, qualified to give informed consent, the director of the hospital Sant’Orsola”.
The issue
The issue raised by the decision of the Court of First Instance of Gemini is the identification of the criteria that can be used to resolve the disagreement on the medical treatment of a minor arising between the doctor and the legal representative.
The legal solutions
The disagreement between the medical team and the minor’s legal representative was resolved by the court under article 3, paragraph 5, law no. 219 of 2017, which deals with informed consent and ADR.
In the presence of a lack of “informed consent” expressed by the parents exercising parental responsibility over the child, in the face of treatment deemed instead by the doctor “appropriate and necessary”, the impasse is institutionally overcome thanks to the intervention of the court. Conditioning informed consent on a “different modus operandi” with regard to the performance of blood transfusion, “amounts to a refusal” of it, given that the expression of consent in medical and health matters is expressed through a very personal act, which does not tolerate the addition of accidental elements.
With regard to the criterion used to resolve dissent, the judge held that, in the conflict between the child’s health or life and the parents’ freedom of conscience or religion, “the former must always prevail in the balancing act”, in accordance with the child’s right to life and survival recognised in Article 6 of the New York Convention.