Sottrazione internazionale di minori: quando è lecito negare il rimpatrio?
Con la recente ordinanza n.4222/2021, la Cassazione civile ha stabilito che in caso di sottrazione internazionale di minore, il fondato rischio che il minore sia sottoposto a pericoli fisici o psichici o comunque venga a trovarsi in una situazione intollerabile ex art.13 lett.b) Convenzione dell’Aja del 25.10.1980, costituiscono condizioni ostative al rimpatrio del minore.
Il Tribunale per i minorenni del Piemonte e Valle d’Aosta aveva respinto la richiesta del padre, cittadino spagnolo, presentata ai sensi della Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980 e del Regolamento CE 2201/2003, di restituzione della figlia che gli sarebbe stata illegittimamente sottratta e trattenuta dalla madre in Italia.
Il Tribunale dopo aver verificato che in realtà i genitori erano venuti in Italia assieme alla figlia di comune accordo e che il suo mancato rientro in Spagna era la conseguenza del comportamento del padre che aveva indebitamente trattenuto il documento necessario per l’espatrio, riteneva comunque la sussistenza di condizioni ostative all’accoglimento della richiesta del padre, ai sensi dell’art.13, comma 1, lett.b) della Convenzione dell’Aja, in quanto contraria all’interesse della minore, considerato che la madre non risultava avere in Spagna un lavoro ed un’abitazione, mentre in Italia aveva un lavoro e legami famigliari, circostanze che avevano orientato anche la precedente decisione del Tribunale spagnolo, che aveva disposto la collocazione della bambina in Italia presso la madre in ragione della sua tenera età (1 anno) e dell’abitudine a vivere con la madre da molti mesi.
La Corte di cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso proposto dal padre, ha tuttavia richiamato il principio per cui “la disciplina sulla sottrazione internazionale, di cui alla convenzione dell’Aja del 1980, resa esecutiva in Italia nel 1994, mira a tutelare il minore contro gli effetti nocivi del suo illecito trasferimento o mancato rientro nel luogo ove egli svolge la sua vita quotidiana, sul presupposto della tutela del superiore interesse dello stesso alla conservazione delle relazioni interpersonali che fanno parte del suo mondo e costituiscono la sua identità (Corte Cost.231/2001)”.
Tale principio non contrasta con la disposizione dell’art.13 lett.b) della Convenzione, per cui l’Autorità giudiziaria o ammnistrativa dello stato richiesto, non è tenuta ad ordinare il ritorno del minore qualora “ sussiste un fondato rischio per il minore, di essere esposto, per il fatto del suo ritorno, ai pericoli fisici e psichici, o comunque di trovarsi in una situazione intollerabile” essendo “questi e solo questi, gli elementi considerati dalla predetta Convenzione rilevanti ed ostativi al rientro”.
La Corte dopo aver evidenziato che l’accertamento delle condizioni ostative al rientro costituisce “indagine di fatto sottratta al controllo di legittimità, esigendo la valutazione di elementi probatori”, con riferimento al caso in esame, conclude ritenendo che il Tribunale aveva correttamente negato il rimpatrio del minore in Spagna “ravvisando condizioni ostative rappresentate dalla mancanza per la madre di lavoro e abitazione, nonché di capacità economica per far fronte al livello di vita del luogo, oltre alla mancanza di legami significativi, famigliari o affettivi, situazione destinata necessariamente a riflettersi negativamente sula rapporto con la figlia, attesa anche la tenera età della bambina”, mentre invece la madre, con la quale la figlia viveva da molti mesi, aveva trovato in Italia “un lavoro e legami famigliari”.
With the recent ordinance no. 4222/2021, the Civil Cassation has established that in case of international child abduction, the well-founded risk that the child is subjected to physical or psychological dangers or, in any case, is in an intolerable situation pursuant to art. 13 letter b) Hague Convention of 25.10.1980, constitute conditions preventing the return of the child.
The Juvenile Court of Piedmont and Valle d’Aosta had rejected the request of the father, a Spanish citizen, submitted pursuant to the Hague Convention of October 25, 1980 and EC Regulation 2201/2003, for the return of his daughter, who had been unlawfully abducted from him and kept by her mother in Italy.
The Court, after verifying that in fact the parents had come to Italy together with their daughter by mutual agreement and that her failure to return to Spain was the result of the behavior of the father who had unduly withheld the document necessary for the expatriation, however, considered the existence of conditions preventing the acceptance of the father’s request, pursuant to art.13, paragraph 1, letter b) of the Hague Convention, as contrary to the minor’s interest, considering that the mother did not have a job and a home in Spain, while in Italy she had a job and family ties, circumstances that had also oriented the previous decision of the Spanish court, which had ordered the placement of the child in Italy with her mother because of her tender age (1 year) and the habit of living with her mother for many months.
The Court of Cassation deemed inadmissible the appeal lodged by the father, however, referred to the principle according to which “the discipline on international abduction, as set forth in the Hague Convention of 1980, enforced in Italy in 1994, aims at protecting the child against the harmful effects of its unlawful removal or failure to return to the place where he/she carries out his/her daily life, on the assumption of the protection of the child’s superior interest in the preservation of the interpersonal relationships that are part of his/her world and constitute his/her identity (Constitutional Court no. 231/2001)”.
This principle is not in contrast with the provision of art. 13 letter b) of the Convention, according to which the judicial or administrative authority of the requested state is not obliged to order the return of the child if “there is a well-founded risk for the child to be exposed to physical or psychological dangers or to find himself/herself in an intolerable situation”, being “these, and only these, the elements considered by the aforesaid Convention as relevant and hindering the return”.
The Court, after pointing out that the assessment of the conditions hindering the return of the child constitutes “a factual investigation which is not subject to the review of legitimacy, since it requires the evaluation of evidence”, with reference to the case in question, concludes that the Court had correctly denied the return of the child to Spain “considering the conditions hindering the return of the child represented by the mother’s lack of work and housing, as well as the lack of economic capacity to meet the standard of living of the place, in addition to the lack of significant family or emotional ties, a situation necessarily destined to reflect negatively on the relationship with the daughter, given the tender age of the child,” while the mother, with whom the daughter had been living for many months, had found in Italy “a job and family ties.
Cassation 4222/2021